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IO E I PEARL JAM
Voglio farvi entrare nella mia dimensione
parallela ma....ssssssss...in punta d piedi, un passo alla volta.
Il mio secondo
mondo dove vago libero di nuotare tra le note e i sospiri, tra stupore e
indifferenza, tra smog e santoni..... i Pearl Jam.
Trascinato in questo
mondo fantastico ma così reale da un amico che insisteva a volermi far piacere
una musica così poco immediata per un ragazzo che nel 1992 aveva solo 19
anni,
mi sono piacevolmente perso in quelle strade bagnate e buie, le vie di Seattle.
Provando a condurvi per le strade dei PJ, mondo così noto ma così sconosciuto,
mi sento in dovere di ringraziare Andrea per avermi fatto percorrere questa
strada con tanta insistenza.
Addentriamoci nelle strade di Seattle, è quì che
inizia il viaggio...
..."Quando il mondo scoprì Seattle e la chiamò
Grunge City, loro già non erano più novellini.
La straordinaria e sanguinante
meteora dei Nirvana portò a tutti la buona novella: lì a Seattle si stava
fabbricando qualcosa di grosso! Ma i PJ avevano già consegnato alla stampa TEN,
disco d'esordio che suonava più o meno così:
UNO SPARO IN CHIESA, con l'eco che
rimane a lungo, le volte che rimbombano e i fedeli intimoriti da quell'osare
così ardito.
Quell'eco, fatto di chitarre acide appoggiate sulla voce di Eddie
Vedder, fu come un tappo che saltava.
Seattle diventò la nuova Mecca e ogni
gruppetto dai jeans strappati e le camice a scacchi passava dalla strada a
contratti con 6 zeri. Ma come tutte le mode e le tendenze, anche il grunge
cominciò a decadere passando da fenomeno a moda, da moda ad affare,
da affare a modernariato...stava finendo un'altra era !
Ma i Pearl Jam erano un'altra cosa. Seattle, città americana famosa solo x la Boeing e per l'onnipresente pioggia.
Poi per la pioggia, per la Boeing e per la Microsoft e ancora più tardi per la
pioggia, per la Boeing, per la Microsoft e per i Pearl Jam.
Vedder riusciva a
mischiare la sua voce con qualsiasi tipo di musica, ritirandosi in esili mistici
per gorgheggiare preghiere col Grande Maestro Nusrath Fateh Ali Khan,
per poi
tornare a cantare quei suoni post-acidi...solo suoi!
Lirici e rindondanti,
capaci di vestire una sola nota di basso con infinite costruzioni
sonore...spaventose, che oggi continuano a cavalcare senza curarsi delle
tendenze del momento, ma aggiungendo e togliendo poco o nulla alla loro unica
miscela. Hanno continuato a cantare dal vivo cose che sono nate come canzoni e
si sono pian piano trasformate in inni potentissimi e scuri dove quel suono
maestoso, sopravvissuto alla scomparsa del grunge, si fa implacabile e feroce,
ma
anche capace di opache e indescrivibili dolcezze.
Lame di luce nell'oscurità... è questo il destino dei PJ!!!
Partiti per scardinare il mito
del supergruppo, lo sono diventati loro stessi, senza però lasciarsi
trasportare da quel maledetto vortice che è il successo,e che ha il potere di
far cambiare tutto e tutti...ma non loro, non i Pearl Jam che continuano a fare
riti e non concerti, manifesti sonori e non dischi.
Quei ragazzini che volevano
uccidere il mito del supergruppo sono ora guardati come maestri da ragazzini che
li prendono come esempio. Chi li ama, ama quasi solo loro, consapevoli che
l'amore, in certi casi, è solo una traccia laser...una nemesi storica...i Pearl
Jam!"
Dischi dei Pearl Jam DA ME consigliati:
TEN
VERSUS
YEILD
di Rikka
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