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Ottima
affluenza (alla fine risulterà esaurito l'Estragon) per
questa data, anche se per motivi differenti. Il giorno seguente
comincia la due giorni dell'Independent proprio qui e all'Arena
Parco Nord, gli Afterhours, nonostante l'enorme numero di concerti,
attirano sempre, la presenza di Greg Dulli annunciata, e la
speranza di un cameo di Mark Lanegan, vista la sua presenza
il giorno seguente all'Independent. Anche se già in fila
ci sarebbero motivi per innervosirsi ("...Afterhours più
Greg Dulli...ma chi è sto Greg Dulli?"), appena
dentro la presenza delle Diva Scarlet ci rilassa. Quartetto
femminile, power rock, poco più di mezz'ora di set, non
male. Bene così.
Verso le 23 ecco gli Afterhours,
che aggrediscono subito con "Rapace". Chiariamo una
cosa : gli After sono sempre di più la band di Manuel
Agnelli, e sia detto senza cattiveria. Gli altri sono comprimari,
compreso il batterista che è l'unico superstite storico
della prima formazione, anche se la batteria viene montata sempre
più in primo piano sul palco (tra un po' suonerà
sopra il mixer se continua così).
Non è una cosa bellissima
da notare, ma è la realtà, e c'è poco da
fare : funziona, e sono un gran gruppo anche così.
Manuel sa dell'importanza della serata, è teso ma non
si risparmia, si "dà" come al solito, con quell'aria
di superiorità e riconoscenza al tempo stesso, anche
se ormai non riesce più a capire chi l'ha portato così
in alto, e chi sia invece l'ultimo arrivato tra il suo pubblico.
Sforza la voce, a volte troppo, ma si fa apprezzare. Riesce
ad evitare alcune gag ormai stantie, ma non resiste a riproporne
alcune (il ruota-microfono alla Daltrey, la presentazione.scherzo
del "pezzo lento"). Pezzi ormai classici per un'ora,
cosa che, giocoforza, costringe a lasciar fuori qualcosa. Si
intravede Dulli, ed eccolo che viene chiamato sul palco. Non
capisci mai se è già ubriaco o se sia ebbro di
felicità, con quell'aria un po' così. I pezzi
(saranno diversi, alcuni paiono pezzi nuovi degli After in inglese,
alcune cover, Lou Reed, Springsteen, Iggy and the Stooges) perdono
qualcosa in potenza ma sono più caldi (del resto, c'è
un Soulman sul palco), c'è molto piano, entra una violoncellista
molto elegante.
Il resto della band, come suggerisce
un amico, "fa un passo indietro" ulteriore, inoltre
si sentono alcune sbavature (forse i pezzi non sono stati provati
al meglio, forse è una festa e non si va troppo per il
sottile), e la coesione Dulli/Agnelli poteva essere migliore,
visto il tempo che pare abbiano passato insieme.
Certo, con tutto il rispetto per
Manuel, sulla cover di Springsteen quando, dopo la strofa iniziale
da lui cantata, attacca Greg, si ha l'impressione che la macchina
fosse stata in terza su un rettilineo, e Dulli abbia messo la
quarta "liberando" il pezzo.
Finalone con "Voglio una pelle
splendida", nel quale Dulli canta in italiano. Si raggiunge
l'apice del duetto, e, nonostante le pecche citate prima, nonostante
Lanegan non appaia, non possiamo far altro che ringraziare Agnelli
per questa serata. Finalmente, anche noi siamo, per una volta,
al centro dell'evento, seppur alternativo. Di solito queste
cose le leggiamo sui giornali, costretti ad immaginarle e a
cercare i bootleg, perché accadono solo in Inghilterra
o negli States.
Quindi
beh, respect Greg, you're the one. Grazie vecchio Manuel.
di:
Ale
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