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Premio Ciampi 6ª edizione
Livorno Teatro La Gran Guardia 5 - 6 dicembre 2000
- vai a vedere chi c'era - Scaletta
La rassegna livornese giunge cosi' alla sesta edizione, ricordiamoci che affiancata a
questa 2 giorni di musica esiste un concorso musicale, Premio Ciampi
appunto, avente come obbiettivo quello di sottoporre all'attenzione di pubblico e critica
artisti sconosciuti ai piu'.
Quindi le due serate sono il risultato del lavoro di un gruppo di persone che si impegnano
per smuovere le acque e portare a "galla" nuove proposte, magari particolari,
che non potrebbero emergere tramite i Soliti Canali.
Quest'anno in occasione del ventennale della scomparsa dell'artista livornese, e' stata
presentata un'antologia delle sue canzoni dal titolo "Non siamo tutti eroi".
Per chi fosse interessato, prossimamente faremo sapere come si accede a questo
concorso.
Dopo questa introduzione tediosa ma doverosa, passiamo al resoconto delle due serate:
1ª serata martedi 5 dicembre 00
La prima serata si apre con l'esibizione del lucchese Marco Panattoni e
la sua band, che reinterpreta in chiave jazz, - il vino - di Piero Ciampi e viene
premiata dalla giuria come Miglior Cover.
Tra un cambio di palco e l'altro (che mazzo si sono fatti i ragazzi sul palco mentre noi
stavamo comodamente seduti in Poltrona) e' il turno di Riccardo Maffoni
ventenne bresciano, cantautore stile classico quindi Voce-chitarra acustica riconducibile
ad alcuni cantastorie stelle e strisce (Springsteen su tutti).
Nelle due canzoni eseguite ha tirato fuori buona personalita' con testi di perdizione
alcolica e incomunicabilita' personale, forse qualche dubbio lo ha suscitato la voce che a
tratti, sembrava un po' forzata.
A lui e' andato il premio Stefano Ronzani (giornalista Livornese)
Quintorigo.
Eravamo molto curiosi di vedere come se la cavavano 'sti ragazzi Romagnoli sul palco e
decisamente non hanno deluso, anzi.
La band (comprendente: sassofono, violino, violoncello, contrabbasso, voce) ha proposto un
set che attingeva in modo equo sia dal primo album (il Rospo) che dal secondo (Grigio);
pur essendo giovane ha gia' maturato una buona presenza scenica e soprattutto buona
tecnica strumentale, riuscendo a catturare le simpatie del pubblico magari non avvezzo a
simili sonorita'.
Notevoli, quando si lasciano andare all'improvvisazione toccando picchi di
"caos" studiato; un plauso al cantante John di Leo capace di modulare la voce
come un vero e proprio strumento musicale.
Al posto dei 99 posse (in seguito si scopriranno impegnati con concerti in Messico) sale
sul palco il livornese Bobo Rondelli in versione solista, quindi piu'
rock (3 chitarre, basso, batteria), rispetto all'ultima uscita reggae dei suoi
Ottavopadiglione. (Aveva gia' suonato al Premio Ciampi)
Supportato dal giocare in casa, bobo dimostra di saperci fare sul palco; e' un mix di modi
di fare, tra il teatrale (tra gli interpreti dell'ultimo film di Roberta Torre) ed il
buffoneggiante, stimola inevitabilmente la simpatia del pubblico che da anni segue le sue
vicissitudini artistiche.
Inizialmente avevo dei dubbi sulla sua prova artistica, ero perplesso ma dopo la canzone
sull' invecchiamento dignitoso (ehh!!! non ricordo il titolo) eseguita solo voce-chitarra,
questi pensieri sono stati fugati.
Insomma il ragazzo ci mette er core in quello che fa, ok mandera' messaggi politici
faciloni, litighera' con l'amplificatori ma e' anche il primo a non prendersi sul serio
(forse la citta' non glielo permetterebbe).
A fine concerto le parole -musica onesta- mi trapanano il cervello.
Elliott Murphy dopo un po' di pedalini distorsori si presenta sul
palco un cantastorie americano con il suo bagaglio di storie d'amore andate a male e
strade polverose percorse.
Murphy alla chitarra ritmica, voce, armonica e l'altro chitarrista hanno spaziato tra un
country classico e un blues stradaiolo fatto di 2 sani accordi.
Genuino, sicuramente da riascoltare.
Vinicio Capossela sale sul palco, scuro, tuba in testa, frac come
indumento, si presenta ed agile raggiunge il suo piano a coda, stasera ad accompagnarlo
non troviamo la sua banda, ma una sezione d'archi (3 violini, 1 violoncello).
Si ci siamo, siamo pronti a partire per un viaggio dell' immaginazione trasportati da
questo cantastorie. Ok vediamo un po', disinseriamo freno a mano...chiavette di accensione
inserite nel cruscotto... Pronti si parte!!
Il via lo prendiamo con Bardamu' (dall' ultimo album), cosi' tutto il teatro si
trova scaraventato in uno strano mondo, un mondo popolato da dirigibili, inventori
cialtroni, corazzieri e simili stranezze.
Cullati dalla sua musica, ci ritroviamo in feste paesane, quartieri malfamati con dei
rancorosi amici e ancora soffermati in stanze che conosciamo a menadito pur non essendoci
mai stati.
Capossela mescola canzoni distanti tra loro nel tempo, i violini amplificano i toni
evocativi delle sue composizioni, le danno maggiore fluidita'.
Purtroppo intravediamo l'arrivo del viaggio, possediamo ancora energie per lo sprint
finale sostenuti dal ritmo di Maraja'. Bravo.
Aspettiamo di vederlo in versione integrale.
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