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Israele, Eyal è un agente del Mossad, bravo ad uccidere; al
termine di una missione in Turchia, trova la moglie morta
suicida. La tragedia sembra non scuoterlo, ma i superiori sono
preoccupati e gli affidano un incarico di poco conto :
spacciarsi per la guida turistica di Axel, un giovane tedesco in
visita alla sorella Pia, che vive in un kibbutz (forse per
espiare le colpe dell'intero popolo tedesco), per scoprire se il
di loro nonno, ex ufficiale nazista rifugiato in Argentina, sia
ancora vivo; dentro Eyal ribollono tanti sentimenti soffocati,
Axel e Pia sapranno farglieli esternare senza volerlo.
Avevamo conosciuto Fox con "Yossi & Jagger", che prometteva bene
ma risultò deludente; questo nuovo film risulta migliore,
positivo e interessante, anche se non eccelso. Interessante il
fatto che ci dia modo di conoscere come si vive in Israele, a
prescindere da come la si pensi; non trascurabile il fatto che
ce ne illustri alcuni scorci decisamente belli. Positivo il
messaggio finale, il killer spietato che non sa più uccidere;
bella la metafora dell'uomo che non sa piangere per un problema
ai condotti di lacrimazione, crudele il contrappasso che subisce
con la moglie suicida; interessante il mezzo dialogo con
l'arabo, soprattutto perché girato da un israeliano. Impegnativo
il confronto delle nuove generazioni tedesca ed ebrea col
passato.
Già
leggendo questo, si capisce che uno dei difetti sia l'abbondanza
di tematiche; inoltre non convince fino in fondo il tema gay,
che sembra introdotto forzatamente. Decisamente superfluo e
stucchevole l'epilogo. Gli daremo comunque un'altra opportunità.
di:
Ale
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