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Francia, 1184. Baliano e’ un giovane maniscalco che ha perso il
figlio e in seguito la moglie suicida dalla disperazione. Ha
perso la fede, e si macchia di omicidio, per giunta, di un
prete. Goffredo di Ibelin, sulla strada per Gerusalemme, si
rivela a lui come suo padre mai conosciuto, e lo convince ad
andare con lui in Terra Santa. In punto di morte, lo nomina
cavaliere, e gli fa promettere solennemente di continuare il suo
lavoro, di servire fedelmente re Baldovino di Gerusalemme e di
rispettare tutti gli uomini di tutte le religioni. Arrivato a
Gerusalemme, scopre un mondo tollerante e laborioso, amici
(Tiberio), nemici (Reinaldo), e una donna splendida, Sibilla,
sorella del re e moglie di Guy di Lusignano. Nonostante faccia
prosperare Ibelin, il suo piccolo regno, gli intrighi e gli
interessi scatenano la guerra contro i saraceni guidati da
Saladin; Baliano dimostrera’ coraggio, astuzia e integrita’,
difendendo Gerusalemme seppur in netta inferiorita’.
Arriva dopo mille polemiche il nuovo filmone di Ridley Scott,
regista col gusto dell’epica, autore di grandi flop ma che ha il
merito di aver sfornato un capolavoro (Blade Runner), ormai piu’
di 20 anni fa. Polemiche sull’opportunita’ di un film su una
guerra di religione in questo momento, come spesso accade,
partite da persone che non avevano visto il film. Invece, il
film pecca forse del difetto opposto: ci mostra una cerchia
(ristretta) di personaggi illuminati, tolleranti e aperti verso
tutte le religioni; fa piacere crederlo, ma chissa’. E potrebbe
andare oltre, viste le premesse, il personaggio principale che
ha perso la fede a causa di tremende vicissitudini personali, e
che parte per Gerusalemme (vista gia’ allora come la culla di
tutti i culti) soprattutto perche’ assetato di fede. Il percorso
potrebbe essere interessante, ma si perde nei meandri oscuri
della sceneggiatura, che evidentemente soffre degli imponenti
tagli (il film nella versione originale pare durasse circa 4
ore; per scendere sotto le 2 e mezzo il regista ha dovuto usare
le cesoie, e si nota benissimo), e che quindi pare spesso
navigare a vista. Unite il tutto a scene di battaglia non
esaltantissime (ormai ci siamo abituati benissimo, ed il merito
va anche a Scott, vedi Il Gladiatore), e a personaggi un po’
macchiettistici (ci mette il carico da 11 il doppiaggio nella
versione italiana, la vogliamo finire di doppiare qualsiasi tipo
di arabo in maniera ridicola?), e va a finire che la noia ci
assale molto presto.
di:
Ale |