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Villaggio tranquillo in una
vallata, fine 1800; non esiste il denaro, si fa tutto in comune,
le decisioni vengono prese dagli anziani.
Le uniche regole, oltre al rispetto reciproco, sono non
inoltrarsi nel bosco che circonda la vallata e sotterrare ogni
cosa sia colorata di rosso, il colore considerato del male. Nel
bosco ci sono le creature innominabili, il patto è : ognuno stia
nel proprio territorio.
Una situazione grave porta alla necessità di far attraversare il
bosco a qualcuno, per arrivare alla città : molte cose si
riveleranno diverse da come apparivano.
Oggigiorno bisogna stare accorti ad usare la parola genio; non
saprei però come definire altrimenti questo film se non geniale.
Shymalan riesce a spiazzare lo spettatore, anche se troverete un
sacco di gente che vi dirà il contrario, facendovi immedesimare
in qualcuno della piccola comunità, umanizzandola con gli
svantaggiati, gli esuberanti, gli ombrosi, i saggi, i casinisti,
i furbetti, creando situazioni anche insulse o sciocche,
costringendovi a dare un senso, a scovare quale sia la metafora
giusta, addirittura a chiedervi se non stia finalmente compiendo
un enorme passo falso.
Gioca a scatole cinesi con voi, rivelando troppo presto i colpi
di scena, costringendovi ad immaginarne un altro. Eppure è tutto
così semplice....ma perchè non ci ho pensato prima?
Arrivano i titoli di coda, e vi rendete conto che è riuscito ad
inquietarvi, ad avvolgervi con grazia, anche con un po' di
preoccupazione, ma sempre senza urlare. Parlando come la guardia
che lui interpreta, che si vede in faccia solo mediante un
riflesso.
Poi la metafora si fa più chiara : faremo davvero questa fine?
Cast importante, William Hurt che finalmente dopo decenni
azzecca un film, ma menzione speciale per Adrien Brody che fa lo
scemo del villaggio in maniera davvero convincente.
di:
Ale
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