Live |
Oggi
si respira un minimo, c'è un po' di vento; ma i concerti
cominciano ancora prima. Partono i vicentini Derozer,
punk rock, anzi, hardcore-punk come nei primi '90 in Italia.
Lineari, niente di nuovo.
I Persiana Jones sembrano i Meganoidi, solo
che loro, probabilmente, suonano da più tempo. Forse,
i loro "proclami" sulla musica indipendente erano
frecciatine nei loro confronti? Allegri.
Thee STP, anche loro italianissimi, fanno street
r'n'r e tengono il palco decisamente bene. Iniziano i gruppi
stranieri con i New Found Glory, e ci risiamo
con il punk rock felice, più pop che rock.
Dopo di loro i Dirtbombs. Chitarra/voce, due
batterie e due bassi. Blues elettrificato, simili alla blues
explosion di Jon Spencer (che paradosso, con due bassi e due
batterie!), anche se, in effetti, delle due batterie una risulta
superflua e dei due bassisti uno è molto bravo, l'altra
(una ragazza) nella norma. In ogni modo, la cosa più
interessante del pomeriggio.
Arriva Melissa (Auf der Maur), spigliata e
sexy quanto basta, ma nonostante le frequentazioni importanti,
vecchie e nuove, la musica non va più in là del
classico metal orecchiabile lucidato a nuovo.
Lars Fredriksen (and The Bastards) ricorda
che l'anno scorso suonò qui con i Rancid, che gli piace
il punk rock e che odia l'heavy metal. Frecciatine alle band
che chiudono la serata? Il pubblico attacca Hey oh let's go
dei Ramones, lui lo segue e così fa la sua band. Poi
dichiara che è la prima volta che la fanno dal vivo.
Niente di nuovo rispetto ai Rancid.
Appena cala il sole ecco i redivivi MC5. Iniziano
i tre "superstiti" con Nick Royale degli Hellacopters
chitarra e voce. Ed è subito grande rock. Dopo un paio
di pezzi arriva Mark Arm. Che emozione. E' in forma, e si vede.
Si aggiungeranno anche una cantante nera, della quale ignoro
il nome, e Justin dei Darkness, che canterà e suonerà
l'armonica. E' stupendo, magico. Decisamente il top della serata.
E dire che di solito non mi convincono mai più di tanto
queste reunion di vecchie cariatidi.
Si
fanno attendere oltre l'orario i Velvet Revolver.
Presentazione roboante, poi arrivano. L'impatto è buono,
il suono è potente, i musicisti si muovono sul palco
da dominatori, ma Slash suona controllato, sembra in fabbrica.
Scott è dinoccolato, si muove sinuoso, è magnetico
: ma perché sembra Axl Rose? E perché chiamarsi
con un nome che allude chiaramente ai Guns? Non è ridicolo
tutto questo? Sempre Scott, su qualche pezzo pare in affanno.
Mentre mi frullano per la testa tutte queste cose, quasi non
mi accorgo che viene introdotto sul palco Izzy Stradlin (chiariamo
un fatto : all'epoca dei Guns era considerato arredamento) e
parte It's so easy. Al termine il pubblico inneggia ai Guns
'n' Roses; dal palco rispondono scocciati "abbiamo chiuso
con quella merda, noi siamo i Velvet Revolver".
Contraddizione
in termini. Parte Sex Type Thing per la par condicio, e mi rendo
conto che aver desiderato che, l'anno scorso al Flippaut, gli
Audioslave facessero qualcosa di Soundgarden e RATM, era sbagliato.
Comunque, tutto finisce e mi sembra una farsa.
Più tardi, si chiude con i Darkness.
Justin è un cabarettista, fa veramente ridere, interloquisce
col pubblico come i veri frontman rock. Gli altri lo assecondano,
fanno il loro lavoro. Spettacolo di luci, cambi di abito. Più
che i Queen, ci sento tanto gli AC/DC, e mi prende un po' di
nostalgia. Alcuni pezzi coinvolgono e divertono, altri non lasciano
il segno. Mi vengono in mente gli Status Quo.
Ma, mi domando, quanti dischi potranno ancora fare, corde vocali
di Justin permettendo? In ogni modo, anche questo è un
tuffo nel passato.
Del resto, a parte poche eccezioni, la musica va avanti così.
Rivoglio
i Kiss, e li rivoglio truccati.
di:
Ale
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