Live |
Declean Patrick Aloisyus McManus, nato il 25 agosto 1955 a
Paddington, Londra.
Dico, tanto per precisare. Elvis Costello, of course, attivo dal
1977. Punk intellettuale, se volete. Ma anche no. Elvis Costello
and the Imposters, Steve Nieve alle tastiere, bravo, Pete Thomas
alla batteria e Davey Faragher al basso, molto bravo, ovvero
come suonare di tutto, ma proprio di tutto, in soli quattro
musicisti. Un compendio musicale di due ore e mezzo circa, nella
bella cornice di Villa Solaria a Sesto Fiorentino; a dire la
veritŕ, forse troppo dispersiva, per un concerto che ha avuto
anche momenti sussurrati.
Palco essenziale ma piuttosto ampio, e poco dopo le 21,30 si
comincia, ancora il sole di Giugno non e’ tramontato bene. Il
concerto parte piano, non molto coinvolgente, evidentemente le
scelte di scaletta sono poco felici. Ma, a poco a poco, il
ragioniere punk rock e la sua band ti entrano dentro. Costello
e’ un entertainer al quale basta poco per farsi amare dalla
platea, e, come i suoi colleghi Imposters, si diverte a suonare
e a far star bene la gente con le sue canzoni che sanno di tutto
un po’. Influenze Dylaniane, arrangiamenti ska, punk rock (ci
sono alcune sue canzoni alle quali se aggiungete una chitarra in
piu’ e togliete il piano, otterrete i Bad Religion, e, a
cascata, i Green Day, per esempio) prima maniera, tantissimo
blues suonato col cuore (il bis e’ stato sintomatico a
proposito; difficile vedere un bianco suonare un blues col cuore
in mano come Costello; mi venivano in mente i Led Zeppelin e non
scherzo); una voce grandiosa, calda e avvolgente, usata in modo
splendido.
Il concerto pare prendere la via maestra con All This Useless
Beauty, dove Elvis canta addirittura una strofa in italiano,
‘’cosa possiamo fare con tutta questa bellezza inutile?’’, e
poco dopo con la splendida Almost Blue. E’ la parte
intimista del concerto, quella centrale, che fa venire i
brividi, non l’umidita’. When I Was Cruel, dopo di che il
ritmo si innalza. La recente The Delivery Man e’ un
bluesaccio da rete di protezione davanti al palco, e prima di
Monkey to Man c’e’ tempo per un simpatico riferimento alla
finale di Champions League recentemente svoltasi a Istanbul…
I Can’t Stand Up (For Falling Down) fa scattare tutti in
piedi, High Fidelity, Pump It Up, il superclassico
Peace, Love and Understanding (ripreso dagli Audioslave dal
vivo, come dagli A Perfect Circle su ‘’eMOTIVE’’), una
carrellata di un’ora circa di pezzi che spaccano, suonati
ininterrottamente, cambiando continuamente chitarra. Il pubblico
e’ entusiasta, conquistato definitivamente, se ce ne fosse stato
bisogno.
Prima dei bis, una versione assolutamente da pelle d’oca di
The Scarlet Tide; Costello, con la chitarra acustica, si
allontana dal microfono e canta, il pubblico ammutolisce e gode.
Inarrivabile.
Rientrano, la pausa e’ brevissima, quasi impercettibile, e in
una specie di Bignami in due canzoni spiegano come si suona il
Rock’n’Roll e il Blues. E’ mezzanotte e le espressioni sui volti
degli spettatori che si allontanano rilassati sono divise tra
l’ammirazione e la soddisfazione. Non e’ inutile tutta questa
bellezza.
di:
Ale |