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Una tristezza senza fine mi
assale durante e dopo il concerto acustico di Moltheni al Baraonda; dopo
l'esibizione breve di "Marta
sui tubi", un interessante
band che mescola il rock con la musica popolare del sud Italia, Moltheni
alla chitarra acustica, con due collaboratori uno alla chitarra elettrica
e uno alle tastiere, iniziano il set (circa a mezzanotte) che, per inciso,
sarà anche ridotto su richiesta, mi pare, del locale.
Un centinaio di persone scarse dentro al Baraonda, ma quelle interessate a
Moltheni e alla sua musica saranno ad esagerare 30.
Eppure lui si prodiga, suona, canta, fa sentire un sacco di canzoni nuove,
che dovrebbero finire nel nuovo disco ("questa canzone s'intitola
petalo, dovrebbe essere il nuovo singolo....se me lo faranno
uscire"), nuove versioni del suo repertorio (soprattutto dal primo,
splendido e mai dimenticato "natura in replay"). Chiede un
attimo di silenzio per un pezzo sommesso, ma non c'è niente da
fare.
E dire che l'iniziativa dell'ingresso gratuita e consumazione non
obbligatoria da parte del Baraonda è da lodare. Ma il rispetto non abita
qui, purtroppo. Alla fine, Moltheni ringrazia ("Grazie.Siete
stati pochi, ma attenti. Finchè c'è gente come voi, la musica
alternativa ha un futuro."),
e noi ringraziamo lui personalmente, visto che si aggira per il locale.
L'unica pecca delle canzoni è l'uniformità, cosa plausibile quando si ha
uno stile così ben definito fin dall'inizio. Però è veramente un
peccato che un artista così talentuoso sia costretto in queste
condizioni.
di: Ale |