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Il film è coloratissimo, ma
non scoppiettante, nonostante le abbondanti sparatorie in slow motion.
Le battute ci sono, ma l'ironia è un po' stantìa.
A rischio di sembrare nostalgicamente supponente, devo dire che "El
Mariachi", del 1992, era tutta un'altra cosa, e chi ha avuto la
fortuna (ma soprattutto, la maniacalità di andarselo a cercare e a
gustare) di vederlo potrebbe esserne testimone.
"C'era una volta in Messico" infatti, fa parte (e chiude, ma
questo si vedrà, e probabilmente saranno gli incassi a decidere) di una
trilogia partita con "El Mariachi" appunto, e proseguita nel
1995 con "Desperado", dove la parte del Mariachi veniva assunta
da Banderas, che prendeva il posto di Carlos Gallardo, collaboratore di
Rodriguez agli effetti e nella produzione.
Storia a parte, la genuinità si è persa per strada.
Il Mariachi prosegue la sua "guerriglia" politicamente corretta
(come un moderno Che Guevara) in un Messico a metà tra finzione e realtà,
a colpi di armi da fuoco di ogni genere.
Il glamour prende il sopravvento (Johnny Depp strano agente CIA, la futura
star Eva Mendes, Enrique Iglesias al debutto cinematografico nei panni di
uno dei mariachi "d'appoggio" a Banderas), i soldi si sprecano,
le scene d'azione somigliano a un Terminator qualsiasi spostato in
Messico.
Qualche colpo di genio ci fa sperare (Depp che diventa un tiratore
infallibile dopo aver perso la vista) che Rodriguez ci possa regalare
ancora qualcosa di geniale.
Se troverà tempo tra uno Spy Kids e l'altro.
di: Ale |