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A rischio di dire
un'ovvietà, questo film non è un capolavoro ma, come tutti i film
"di frontiera", o comunque provenienti da luoghi estremi e
lontani dall'influenza occidentale, risulta interessante e ci può
servire.
Sequenze suggestive e surreali (quella iniziale, con un letto trainato a
mo' di slitta, le attese delle telefonate, le vendite degli ultimi beni
del protagonista), dialoghi estremamente limitati e al limite del
demenziale ma essenziali, campi lunghi mozzafiato che sembrano fermare il
tempo, ma anche una sceneggiatura dove gli episodi sembrano un susseguirsi
di scenette, a volte slegate tra loro.
Il risultato è a tratti divertente, a tratti soporifero.
La storia d'amore che nasce al cimitero, in fondo, è solo un pretesto.
Degna di nota però, almeno a mio giudizio, la fotografia di un popolo
(quello curdo, qui in una nazione quasi altrettanto povera, l'Armenia)
che, nella miseria più assoluta, conserva ironia e dignità,
sinceramente, a noi sconosciute.
Infine, se vedrete il film, ditemi se la scena finale non vi fa venire in
mente il Venditti di Guzzanti alla guida del pianoforte sul Grande
Raccordo Anulare.
di: Ale |