Live |
Nu
rock and rollers in attesa fuori dal Flog; questa sera capelli
finto spettinati e pantaloni a vita bassa molto attillati, calze
a righe orizzontali, converse basse e alte e abitini anni '60.
La cintura torchiata va via come il pane.
Appare
sul palco un personaggio non meglio identificato, con una stratocaster
da destro suonata con la sinistra, lui con un mantello sulle
spalle; rock blues elettrificato per una ventina di minuti,
e sembra di essere sul palco di Woodstock (l'originale) nel
pomeriggio, quando si alternavano i personaggi minori.
Verso
le 22,15 appaiono (è la parola giusta) i Locust,
pantaloni bianchi, maglia bianca attillata manica lunga (unica
eccezione per il batterista che ce l'ha senza maniche, e la
toglierà dopo alcuni pezzi), passamontagna bianco con
occhi dipinti tipo alieno. Inquietanti.
Ed è inquietante la loro musica, che fa degli Slipknot
delle mammolette.
Mezz'ora di grind-punk-noise a tutta velocità, con i
quattro impegnati a creare un'atmosfera elettrica, nervosa,
pronta ad esplodere come le loro canzoni (dai 20 ai 60 secondi
circa), fatte di continui stop and go.
Il componente al campionatore è impegnato a "rumoreggiare"
anche tra un pezzo e l'altro, il batterista crea lo scheletro
nervoso dei pezzi, tutto con continue rullate, piatti stoppati
e doppia cassa, il bassista si arrampica sul manico eseguendo
scale velocissime, il chitarrista alterna ritmiche taglienti
ad assoli alla Kerry King.
Alla voce (meglio, ai gridi) si alternano tutti escluso il batterista.
Il pubblico tutto sommato reagisce bene.
Alle
23 abbondanti salgono sul palco gli Yeah
Yeah Yeahs, e ci rimarranno per poco più
di un'ora.
Sono impressionanti da subito, granitici.
Il batterista Brian sembra un Nerd (senza i puntini) cresciuto,
picchia duro e si diverte, il chitarrista Nicolas sembra un
sopravvissuto dark, si aiuta con qualche loop (nemmeno troppi
a dire il vero) ma cesella il tutto, riempiendo ogni secondo
delle canzoni, un sound ruvido, ruvidissimo.
Lei, Karen, uno strano incrocio tra Joan Jett (nelle parti vocali
basse la ricorda anche come timbro) e Marilyn Manson, niente
affatto bella ma sensualissima, di quella sensualità
selvaggia, indomabile, beve acqua da una bottiglietta di plastica
e spumante (almeno credo) da una coppa, è carica ed eccitata
(è l'ultima data del loro tour) e riesce a trasmettere
per intero la sua eccitazione al pubblico, che non riesce a
non muoversi; Karen completa l'alchimia della band con il suo
esplosivo carisma e con una voce che spazia dal cantanto all'urlato
con grande padronanza.
Si apre con la splendida "Maps" e già con "Rich"
il pubblico è steso.
E' vero rock and roll gente, e questi lo suonano con una maestrìa
che, oggi, nonostante il proliferare di questo tipo di band,
è davvero dominio di pochi.
I due musicisti non sono assolutamente dei mostri, ma fanno
quello che devono fare e poco importa se diverse canzoni terminano
un po' a caso, i pezzi sono densi e pieni di groove, sono già
molto buoni su disco ma dal vivo rendono il doppio; si ha l'impressione
che potrebbero far suonare r'n'r anche un pezzo qualsiasi di
Toto Cutugno.
Convincenti come pochi altri ultimamente.
di:
Ale |