Colpisce l’immagine di
copertina, una marionetta dal volto vagamente – anzi, decisamente –
somigliante a quello di un noto presidente del Consiglio nonché
proprietario d’un vasto impero mediatico, con in più due baffetti e una
banconota da 100 $ a mo’ di vestito. A prima vista verrebbe da
pensare a un disco politicamente impegnato, ma in realtà i temi
affrontati nelle tredici canzoni sono più d’uno.
:: La
prima traccia (“Riassunto”) è
tratta dal documentario “Gimme Shelter” di D.e A. Maysles,
testimonianza del concerto dei Rolling Stones del 6 dicembre 1969, che fu
segnato dall’uccisione di un giovane di colore da parte degli Hell’s
Angels (i quali erano responsabili del servizio d’ordine!). La voce è
quella originale di Mick Jagger, che dice: “Gente,
chi sta litigando e perché?… Calmiamoci tutti…”
Oltre a quella –
suppongo – inconsapevole dell’ uomo con le labbra più sensuali del
mondo (sia ben chiaro che non si tratta di una mia opinione, personalmente
non ci terrei ad essere baciato da lui…), c’è un’altra
partecipazione importante in questo disco, ed è quella di Max
Gazzè, grande amico della band. Suo è il controcanto in “Sette
sono i re”, canzone ironica ed orecchiabile, ma soprattutto
più che mai attuale: i sette re sono i potenti della terra, che per la
loro smania di grandezza finiscono col cadere uno dopo l’altro, prede
della loro follia, finché non ne restano due, che “si
odiano perché uno è figlio d’arte, l’altro fuma il narghilè…”.
Non so voi, ma a me vengono in mente Bush jr. e Saddam.
Ma, come detto prima, non c’è solo politica; è un disco fatto di
poesia, di riflessioni personali sul nostro essere:
“senti che sapere che ti dà la vita, e che
bocca amara che ti lascia l’avidità…” (“1,2,3,
stella");
sugli “attimi fuggenti” da prendere al volo:
“non so fare rinunce, nemmeno sacrifici, mi
affido all’istinto e ai suoi benefici… non perderò il treno che mi
porta sulla luna…” (“Il treno
della luna”); sui cosiddetti “ultimi”, persone relegate
ai margini d’una società ipocrita, tema questo tanto caro a Erriquez e
compagni
“canto la vita rovinata, prima il successo, poi l’oblìo” (“Gomez”);
sull’incapacità del singolo individuo di pensare autonomamente, senza
doversi uniformare alla massa:
“e ti dicono chi sei se dici con chi vai, sanno
tutto, sai cosa diventerai…” (“Rumore
di fondo”).
Un disco, dunque, che
sia sotto il profilo dei testi che della musica, vede la Bandabardò
proseguire decisa il cammino verso la piena maturità artistica, senza
rinunciare al proprio stile, miscela sapiente di energia e pulizia di
suoni; non scopriamo certo oggi, infatti, che i componenti del gruppo sono
ottimi musicisti.
La strada intrapresa è quella giusta; ma d’ora innanzi, la banda
dovrà sapersi confermare ad alti livelli, e – anzi – di continuare
l’ascesa verso il grande pubblico, senza per questo diventare “troppo
commerciali”, come spesso accade.
Ma abbiamo fiducia che Erriquez, Finaz, Nuto, Don Bachi, Orla,
Cantini, per tacer di Paolino, non cadranno in quest’errore.
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