Moltheni continua la
promozione del suo nuovo “Splendore Terrore” a piccoli passi e senza
alzare la voce, come suo costume; lo rivediamo volentieri al Tago Mago
di Marina di Massa, locale che col suo arredamento ben si confà alle
abat-jour che il cantautore marchigiano posiziona sul (piccolo) palco,
come già sapevamo.
Ingresso gratuito, come sempre onore al merito del gestore, quindi
discreta affluenza, locale quasi pieno.
Versione acustica, quindi Moltheni voce e chitarra, Pietro Canali
tastiera wurlitzer. Poco dopo le 23 si parte con Bue, uno
strumentale di chitarra da “Splendore Terrore”, dopodiché Pietro si
sistema alla tastiera e si passa a due estratti da “Fiducia nel Nulla
Migliore”, Zenith e In me; la scaletta va
avanti con un altro estratto dal nuovo disco, La Ragazza dai Denti
Strani (Humana), poi ancora un tuffo nel passato ancora più
remoto, e dal debutto “Natura in Replay” arrivano la stessa Natura
in Replay seguita dalla bella Flagello e Amore.
I due sono in forma, il suono è buono, Pietro tesse tappeti sonori e
Umberto inventa anche qualche variazione vocale; l’impressione è che sia
il pubblico a non partecipare attivamente.
Si passa ad una striscia di estratti dall’ultima fatica, che sono in
ordine lo strumentale Tutta la Bellezza dell’Istinto Materno degli
Animali, In Porpora, Splendore Terrore, Tatàna, Fiori di Carne, Limite e
Perfezione, chiosa Pietro con uno strumentale breve tutto
wurlitzer dal titolo Gli Occhi di Mara Cagol (posto in
apertura del disco).
Durante Tatàna, altro strumentale, sale sul palco Sara
Nina Brugnolo e la fa diventare una base per un breve monologo, bella
l’atmosfera, ottima la voce.
Difficile trovare le parole per descrivere il pubblico; il vociare
diventa fastidioso, fra le persone sedute ai tavoli davanti al palco
poche sono attente ed interessate, mentre lontano dal palco ci si fa
letteralmente altri affari; non certo la condizione ottimale per
proporre musica scritta e suonata col cuore. Nonostante ciò, la stizza
rimane piuttosto nascosta, ma non riesco a credere che non ci sia; a
Umberto scappa solo una battuta fugace, poi si prosegue quasi a
dimostrare che la musica, e il cuore, sono più forti, con un piccolo
grande classico, E Poi Vienimi a Dire che Questo Amore non è
Grande Come Tutto il Cielo Sopra di Noi, la canzone rock col
titolo più bello di sempre, da “Fiducia nel Nulla Migliore”.
Piccola pausa, poi un unico bis, la gemma di “Splendore Terrore” (parere
del tutto personale e parziale) Suprema.
Peccato per il contorno, chapeau a Moltheni. Auguri di cuore per questo
nuovo disco. |